sabato 18 luglio 2015

Padre e amico sculacciano la bella figlia

Buonasera!
Vi segnalo questo fantastico video, in cui la povera ragazza viene prima sculacciata dal padre e poi di nuovo di fronte ad un amico del genitore. Bellissimo quando deve servire a tavola nuda, umiliata del tutto!



Hi! Here's a wonderful video, where the poor girl is spanked by her father first, and then again in front of a friend of him. Very exciting when she has to serve naked, totally embarassed!

Baci, Kisses,
Anna

mercoledì 15 luglio 2015

L'ISTITUTRICEParte prima

Ciao! Vi segnalo questo racconto, preso da Disciplinaria.

Personaggi ed interpreti:

Raffaella U.: 44 anni, Istitutrice.
Matteo S.: 18 anni, studente maturando.
Lisa C.: 19 anni, studentessa universitaria.

[dal diario di Lisa]

Caro diario,
Mi chiamo Lisa ed ho deciso di raccontare la mia esperienza che, ai nostri tempi, potrebbe sembrare incredibile, ma ti assicuro che tutto ciò che scrivo corrisponde a verità.
Ho una discreta esperienza in fatto di sculacciate e clisteri, vissuta “in casa”, grazie alla mia istitutrice. Queste esperienze sofferte, ma anche godute, mi hanno portato a sviluppare delle tendenze e dei gusti che, molte persone, potrebbero trovare devianti e/o perverse. Sono diventata un'appassionata della sculacciata e vado particolarmente fiera ed orgogliosa del mio culetto, anche se spero sempre di non vederlo diventare rosso come, molte volte, è capitato.
Abitiamo a Milano e la mia istitutrice - che ha quarantaquattro anni - è rimasta vedova del marito svizzero alcuni anni fa’. In Svizzera lavorava come insegnante in un collegio molto esclusivo e dopo la morte del marito si è trasferita in Italia facendo l’Istitutrice.
Ora si occupa dei propri allievi/e ossia di me che ho quasi 20 anni e di Matteo che ne ha 19 con tutta l’anima e… il corpo.
Forse, proprio per la nostra giovane età, ella è eccessivamente protettiva nei nostri confronti e, di certo, molto severa.
Sono stata affidata ad una Istitutrice perché la mia famiglia si è recata all’estero e precisamente nell’Arabia Saudita per ragioni di lavoro ed io non ho voluto seguirli perché qui ho tutti i miei amici e voglio terminare qui le scuole. Stessa cosa è avvenuta per Matteo la cui famiglia è ora in Sud Africa.
Dunque noi viviamo nella casa della nostra istitutrice, una casa molto grande e confortevole.
Tutto sarebbe perfetto se non fosse per il fatto che siamo sottoposti ad una gran quantità di norme e regole che vanno osservate strettamente ed in modo scrupoloso. Fra le altre cose, abbiamo il divieto assoluto di fumare, il nostro rendimento scolastico deve essere più che buono, abbiamo l'obbligo di indossare solo certi abiti ed io, ad esempio, posso solo indossare la gonna. Molti divieti, insomma, ed una sola punizione: le sculacciate.
Oggi, Matteo ha avuto il risultato del suo compito in classe di matematica che, come il solito, è stato gravemente insufficiente. La nostra istitutrice, che è una brava donna ma notevolmente severa, lo punirà anche questa volta. Matteo, alla fine, dovrà imparare a rispettare le regole imposte, altrimenti le buscherà sul sedere, molto spesso.
Penso, inoltre, che la nostra istitutrice si diverta a trattarlo come un bambino piccolo e ad umiliarlo in tutti i modi possibili benché egli abbia ormai compiuto i diciotto anni; del resto, tratta anche me alla stessa maniera, eppure, io ne ho già compiti diciannove.
Fortuna vuole che io non le fornisca molte occasioni per punirmi.
Ah dimenticavo di dire che la nostra Istitutrice ha l’abitudine di punirci uno in presenza dell’altro. Lo fa per aumentare l’umiliazione di chi viene punito e devo dire che questo metodo è veramente diabolico
Caro diario, come dicevo, ecco quanto è successo a Matteo per quel “tre” in matematica.
Quando Matteo ritornò a casa si recò subito dall’Istitutrice.
“Ciao Matteo, volevi dirmi qualche cosa? Oh, ma che faccia triste…, hai litigato forse con la tua amichetta Laura?”
“No… signora…, è che ci hanno consegnato il compito in classe di matematica…, caspita ho studiato ma ho preso... tre…”.
“Ah, come il solito, ma è mai possibile?” proferì stizzita la donna.
“Beh…, però è la sola materia dove ho l'insufficienza...” tentò di giustificarsi Matteo.
“Sai che sarai punito, vero?”
“Sì, signora, però… ormai ho diciotto anni...”
L’Istitutrice lo interruppe bruscamente: “E cosa vorresti insinuare, che non ti meriti una buona sculacciata, forse?”
Matteo, abbassò gli occhi.
“Ti vuoi forse ribellare?”
“No, no… signora, mi punisca pure, in fin dei conti lo merito.” Così mormorando, la seguì in salotto.
A quel punto io fui chiamata e mi fu ordinato di mettermi seduta su una sedia e di osservare tutto senza fiatare.
“Ora, Matteo, a noi due. Spero che tu non voglia costringermi a farlo personalmente, perciò svestiti da solo, comincia pure con sfilare la cintura e sbottonare i jeans…”.
Matteo, arrossì violentemente ed aggiunse:
“Signora…, la prego…, non così, mi vergogno… e poi c’è anche Lisa…la prego   sia buona   almeno per questa volta che non assista…..è tremendamente vergognoso….”
“La vergogna è sorgente di tutte le virtù…, mettila di frignare se non vuoi che m’irriti davvero, è ora di finirla con queste sceneggiate, forza, spogliati”.
L’Istitutrice, con le mani riposte dietro la schiena in una posa autoritaria, lo fulminava con lo sguardo e, evidentemente, la paura assalì il giovane. Con le lacrime agli occhi si sbottonò i jeans. Un momento di esitazione e di panico lo prese quando dovette togliersi completamente gli slip. Subito, l’Istitutrice l’incalzò con un:
“Preferisci forse che ti tolga io le mutandine? O te le faccio togliere da Lisa ???”
Tremando, Matteo obbedì, e porse il suo indumento intimo alla mano tesa della donna. Istintivamente, portò le mani a coprire i suoi genitali. Intanto, l’Istitutrice gli tolse, lei stessa, la camicia e dopo questo gli impose di levare le mani dal pube. Matteo fu costretto così a lasciare esposti, in bella vista, il cazzo ed i testicoli, diventando, qualora fosse stato possibile, ancora più rosso in viso.
L’Istitutrice, lo squadrò dalla testa ai piedi: Matteo era nudo al suo sguardo attento ed indagatore, tranne che per la canottiera aderente ed un paio di calzini neri che, peraltro, lo rendevano ancor più ridicolo.
“Andiamo, in posizione, vieni a stenderti sulle mie ginocchia....”.
Matteo si mise a singhiozzare, tuttavia si stese remissivo, pronto ad obbedire agli ordini dell’Istitutrice.
“Più avanti, Matteo, che possa vedere bene le tue chiappe rotonde…, la tua fronte deve toccare il pavimento... bravo, hai un culo che pare fatto apposta per essere sculacciato…, ora, incrocia le mani sulla fronte… perfetto. Che hai Matteo, non è forse una posizione confortevole?”
Non attese la risposta del giovane e con le dita cominciò a dargli qualche buffetto che fece tremare il culo del mio amico. Probabilmente, Matteo pensava che la sculacciata avrebbe avuto subito inizio, ma invece… L’Istitutrice percorse il sedere del ragazzo con la mano, accarezzandolo affettuosamente e parlando a se stessa:
“Che bel culetto che sto per punire e come freme appena lo tocco.”
Le sue dita agili, sottili e nervose tastavano i testicoli, li accarezzavano, li manipolavano per poi fermarsi qualche istante e per risalire sulle natiche aprendole e titillandole; questa volta, però, la donna si mise a correggere sul serio quell’impertinente sedere. La prima dozzina di colpi dovette fargli più paura che male, ma ben presto la cadenza aumentò.
“Tieni, prendi…, è inutile che cerchi di ripararti con le mani, ti ho ordinato ti tenerle sotto la fronte…, so come si trattano i ragazzini disubbidienti e svogliati come te... hai capito?”
Matteo, piangeva sommessamente, si dimenava, serrava e stendeva i muscoli dei glutei offrendo uno spettacolo davvero incantevole.
L’Istitutrice, cessò di sculacciarlo e lo fece alzare in piedi; davanti a lei, il ragazzo singhiozzava convulsamente, umiliato. Ma stranamente il suo cazzo era più grosso di quando si era steso sulle sue ginocchia. Non era eretto, ma quasi.
“Vai davanti allo specchio e guardati davanti, poi girati per vedere il culo”.
Con il viso rivolto verso lo specchio, Matteo non si riconobbe: le forme – ed il resto - facevano capire che aveva diciotto anni ma gli occhi gli rimandavano l'immagine di un ragazzino confuso e tremante.
“Oh, signora…, è orribile, sono uno spettacolo indecente…, il mio sedere brucia da morire… e la vergogna… ah, signora, come mi vergogno…”.
“Tu sei molto sensibile e delicato, ti converrà studiare maggiormente al fine di evitare le punizioni, in ogni caso, non ti ho poi sculacciato così severamente, vero?”
“No, non tanto forte, per fortuna” pensò Matteo.
Il male era anche sopportabile, ma la vergogna…, quella no…, ed era la parte più terribile del castigo.
“Bene, Matteo, adesso per favore, prima di rivestirti, vai a ritirare la posta”.
“Ma signora, non così…, la prego…, qualcuno potrebbe vedermi”.
“Bene, così capirà che sei un ragazzo disubbidiente. Su, muoviti”.
Matteo si voltò ed uscì. Sino alla vita era ancora presentabile, ma più in basso…. Che spettacolo, offriva. Il sedere era totalmente scoperto, impudico e provocante. Tornò dopo un paio di minuti, violentemente rosso in viso, segno evidente che era stato visto da qualcuno ed allungò alcune bollette alla sua Istitutrice.
“E' sufficiente, Matteo, o debbo ancora continuare? Possibile che tu non riesca a prendere esempio da Lisa? E adesso rivestiti, ci accompagnerai in centro a fare spese”.

A Matteo doleva la testa, sì, per le sculacciate ma, soprattutto, per la grandissima vergogna ed umiliazione che aveva provato e vissuto in prima persona. Egli, ci seguì in silenzio, senza ascoltare quello che diceva la nostra Istitutrice. Prendemmo la linea gialla della metropolitana e scendemmo in piazza del Duomo. Poi, ebbe inizio lo shopping. La donna incontrò anche alcune sue amiche e si mise a chiacchierare amabilmente con loro, così trascorsero quasi tre ore.
Matteo era annoiatissimo.
Quando l’Istitutrice, finalmente, decise che aveva comprato tutto quello che le serviva, rivolgendosi al ragazzo assicurò:
“Visto che sei stato bravo e non ti sei lamentato troppo, penso proprio che ti offrirò una buona cioccolata calda con panna, ti va?”
“Oh sì, grazie signora”, rispose educatamente Matteo.
Dopo poco, entrammo in una delle più note e rinomate pasticcerie milanesi, ove eravamo clienti abituali.
Ci sedemmo ad un tavolino “protetto” da un divisorio e dove non potevamo essere visti.
“Signorina, per cortesia, ci porti tre cioccolate con panna e qualche pasticcino…”.
“Subito signora”.
Matteo aveva ripreso tutto il suo buonumore. Tuttavia, era destino che quel giorno tutto gli dovesse andare storto: infatti, sbadatamente, rovesciò la cioccolata appena servita sulla mia minigonna nuova, che io avevo voluto indossare immediatamente.
“Mio Dio, cosa combini…, guarda che disastro…”, esclamò la nostra Istitutrice.
“Niente, niente signora...”, asserii io, cercando di difenderlo.
Matteo si scusò immediatamente, ma la donna non volle sapere né sentire ragioni: annunciò con gran pompa che egli sarebbe stato punito, annunciandogli il solito castigo, severo ed umiliante.
“Siccome hai macchiato la gonna ad Lisa, è giusto che sia lei a punirti. Una bella sculacciata ti farà prestare maggiore attenzione, la prossima volta, hai capito?”
Entrambi rimanemmo senza fiato e di stucco.
“Signora, la prego, abbia pietà, la scongiuro”, supplicò il ragazzo con le lacrime agli occhi.
Completamente sconvolto dalla prospettiva di quella vergognosa correzione, che sapeva dolorosa e non meno ignominiosa, egli s’inginocchiò ai piedi della donna e, per ottenerne il perdono, le baciò le ginocchia, ed i piedi.
L’Istitutrice gli concesse di rimandare la sculacciata e annunciò che questa avrebbe avuto luogo appena rientrati a casa.
Io osservavo quella scena imprevista e devo ammettere che pregustavo il fatto di poter prendere il mio amico sulle ginocchia per sculacciarlo.
Penso che sia una cosa davvero commovente vedere un ragazzo di diciotto anni strisciare così, davanti ad una donna.
Giunti a casa, l’Istitutrice lo afferrò per un orecchio. Conscio dell'inutilità di ogni ulteriore resistenza, il ragazzo obbedì ai suoi ordini.
“Adesso basta, Matteo, ora ti voglio tutto nudo”.
L’Istitutrice, tenendolo ben fermo fra il suo braccio e la coscia sinistra, con un piede poggiato sopra ad una sedia, gli sbottonò i pantaloni. Un solo gesto fu sufficiente per farglieli abbassare e per obbligarlo a lasciarli sul pavimento dove furono raggiunti in rapida sequenza dalla felpa e dalla T-shirt.
L’Istitutrice m’invitò gentilmente, ma fermamente, a mettermi comoda sul divano e mi chiese di sfilarmi la minigonna sporca; poi, spinse Matteo e lo fece piegare sulle mie cosce.
“Allora”, disse “Lisa, per te è venuto il momento di capire cosa sia l'autorità. Un solo gesto e sotto i tuoi occhi apparirà un culetto che non ha nulla da invidiare al tuo. Se tu ami delle chiappe bene in carne e glabre, adatte ad una severa ed impeccabile sculacciata, usa pure la tua calda mano senza formalizzarti per il fatto che sia un tuo compagno ed amico, capito?”
Io ero realmente imbarazzata ma, invece di rifiutarmi, gli abbassai gli slip di cotone, bianchi ed aderenti, sino alle ginocchia. Lo feci con esasperante lentezza, gustandomi la vista di quel delizioso culo che appariva progressivamente al mio sguardo morboso.
Matteo, era rosso sino alla radice dei capelli. Avvertii il suo l'imbarazzo e gli sussurrai:
“Su, non ti devi vergognare, dopotutto ci conosciamo da parecchi anni”.
Sorrisi e lo attirai a me.
Che umiliazione per Matteo.
Essere costretto a mostrarsi così, nudo e con i segni evidenti della sua virilità esposti ai nostri sguardi… e, fra qualche istante, anche sculacciato!
“Forza, Lisa, sculaccialo a tuo piacimento”, m'incoraggiò l’Istitutrice.
Alzai la mano destra e cominciai a sculacciare: il sedere di Matteo tremò e sussultò. Essere sculacciato da me, da una ragazza…, il suo orgoglio di maschio - questo era certo – era annientato e lui doveva sentirsi oltraggiato; questo pensiero, per qualche strano motivo, mi fece bagnare le mutandine.
Sentivo il suo cazzo divenuto duro e teso premere contro i miei collant e mi stavo eccitando sempre di più.
Di tanto in tanto, mi fermavo e cercavo di non essere troppo severa, ma l’Istitutrice mi faceva cenno di continuare in modo più deciso. Matteo sbuffava, stringeva i denti, sino al momento in cui, non potendone più, si mise a singhiozzare.
“Fermati Lisa, basta ti prego…, Lisa…, perdono…, non l’ho fatto apposta…”.
Immediatamente, mi fermai.
“Ne hai avute abbastanza?”, chiese la nostra Istitutrice.
“Sì, signora... mi… mi brucia”.
“Ti…, cosa? Forza, pronuncia la parola che ti causa tanta vergogna…”.
 “Signora…, la prego…”.
“Dillo, avanti… dillo Matteo, o Lisa ricomincerà... che cosa ti brucia?”
“Signora… il… culo…”.
“Va bene, va bene, ci voleva tanto? Cosa ne pensi, Lisa? Per essere stato sculacciato da una ragazza poco più grande di lui…, mi sembra possa essere sufficiente per la prima volta…”.
“Sì, certo…, signora”.
Mentre Matteo si sistemava, io uscii sbattendo la porta del salotto; poi, lo aspettai sull’uscio e gli chiesi scusa. Lui non disse niente, ma a me sembrava d'averlo tradito.
Giunto in camera (dormiamo nella stessa stanza) il mio amico crollò in ginocchio e cominciò a piangere.
“Matteo, dai calmati...”.
“Lisa... tutti quegli affronti…”.
Mi sedetti sul letto, lo feci alzare e sedere sulle mie ginocchia. Lui lasciò andare la testa sul mio petto ed io cominciai ad accarezzargli dolcemente i capelli, a lungo.
Il restanti giorni della settimana trascorsero tranquillamente. Poi, venne anche il mio turno per essere punita. Ero stata multata per essere andata in motorino senza indossare il casco e l’Istitutrice, oltre a farmela pagare con i miei soldi, mi punì in una maniera particolarmente dolorosa.
Entrambi fummo convocati in salotto e subito la donna m’apostrofò:
“Allora, il momento della tua punizione è arrivato e dunque spogliati completamente”
Io mi piegai su me stessa, senza fare altro.
L’Istitutrice mi prese, s'impadronì della mia minigonna e con decisione me la tolse; subito dopo, si dedicò alla maglietta e me la sfilò. Rimasi con il seno nudo in quanto porto raramente il reggiseno perché non mi serve avendo un seno ancora giovane e molto sodo.
L’Istitutrice, puntando il dito contro di me, ordinò:
“Togliti le mutandine, svelta, da sola”.
“No, signora…, la prego... no…”.
Un paio di schiaffi ben assestati sul viso e sui seni mi ridussero subito all'obbedienza ed alla totale passività. Tenendo gli occhi bassi, mi calai l'ultimo indumento che difendeva il mio inerme corpo.
Ero in ginocchio, con le mani giunte in segno di supplica ad implorare la sua clemenza.
L’Istitutrice rimase inflessibile: capivo che godeva particolarmente nell’offendermi ed umiliarmi. Seduta sui talloni, piansi disperata, cercando di coprire il mio sesso con la mano.
“Il divano ti attende…, Lisa sei pregata di salirvi sopra…”.
Io mi alzai tremando, in preda a confusione, angoscia e vergogna allo stato più puro. Appena sollevai la gamba destra per salire sul divano, avvertii gli occhi della donna scrutare il mio corpo ed allora, rossa come un pomodoro, restai ferma in quella posizione, rendendomi ancora più ridicola al suo sguardo. L’Istitutrice si avvicinò decisa e mi sistemò prona con un cuscino sotto il ventre, ma facendomi tenere leggermente aperte le gambe certamente per aumentare la mia umiliazione. Soddisfatta, andò a prendere un righello di legno, lungo una cinquantina di centimetri. Mentre si preparava, io ero lì col posteriore all'aria, ad esibire il profondo solco delle natiche e, più in basso, le labbra carminie, spalancate della mia fichetta pulsante.
L’Istitutrice poteva comodamente ammirare la mia intimità in tutta la sua nudità, oscenamente spalancata. Matteo era seduto su una poltrona alle mie spalle poteva anche lui vedere tutto del mio sesso e il mio sedere che di lì a poco sarebbe stato colpito duramente dal righello facendolo arrossare fino ai colori violacei.
“Bene, Lisa, possiamo cominciare.”
Così dicendo, si mise alla mia sinistra mentre io, istintivamente, strinsi i glutei.
“Vuoi smetterla con questa commedia?”, urlò lei, beffarda.
Appoggiò una mano sulle mie reni e la punizione cominciò: avvicinò il righello alle natiche, prima dolcemente. Io trasalii, poi, a piccoli colpi, cominciò a sculacciarmi. Alla trentesima sculacciata, iniziò un bruciore forte e ben presto mi sembrò d’essere vicino ad una fiamma viva. La donna procedeva con totale insensibilità per il mio dolore e la violenza che usava era tale che, a volte, mancava il bersaglio e mi picchiava sulle cosce. Di tanto in tanto, si fermava per passare le sue dita sulla mia epidermide per rendersi conto dell'effetto prodotto dalla sua opera.
La mia umiliazione e vergogna erano sempre crescenti.
“Signora…, mi brucia…, se sapesse... che vergogna, che tremenda sensazione...”.
“Vedi bene che non serve a niente lamentarsi”, mi mormorò lei all’orecchio, “Nella posizione in cui sei, e con tutto quello che mostri, è perfettamente inutile”.
Con queste vergognose parole riprese la fustigazione, dirigendo ora il righello bene in mezzo... dove, potete bene immaginarlo.
Fece penetrare bene la punta dello strumento nel solco allargato del mio sedere e fra le labbra della fichetta aperta, irritandomi ancor più infinitamente quelle parti così sensibili. Io, ormai incapace di gridare, lanciai solo qualche supplica e lei, dopo avermi dato una carezza sul sesso incandescente, mi rassicurò con un: “Ecco, è fatta…, ora alzati…”.
Fu quello che cercai di fare ed una volta in piedi mi massaggiai le parti colpite.
“Smettila o ricomincio…, ora rimettiti solo la maglietta e sotto devi restare nuda per tutta la serata. Voglio che Matteo ti veda bene, anzi vai vicino a lui e fatti toccare la pelle delle natiche in modo che si renda conto che quando ti punisco non scherzo e che non tocca solo a lui essere sculacciato”
“Signora…, no…, la prego, signora ho vergogna…, tanta vergogna…, la prego…”.
“Tu devi avere vergogna…, muoviti…”.
Mi avvicinai a Matteo porgendogli la visione delle mia natiche a pochi centimetri dal suo viso, ma lui non osò sfiorarmi nemmeno con un dito.
“Matteo, cosa ti ho detto? Fai subito ciò che ho ordinato. Verifica tu stesso come è ridotta la pelle delle suo culetto e sappi che il righello potrà toccare anche a te. Anzi te lo faccio provare immediatamente se non ubbidisci”
Fui io a dire a Matteo di ubbidire per il suo bene e solo così lui si azzardò a passare delicatamente le sue dita sulla mia pelle devastata dal righello. Le sue dita fresche furono un piccolo sollievo su quella pelle incandescente.
 “Ma è davvero mal ridotto”, ammise Matteo, “Se dopo questa sculacciata sarà ancora cattiva a cosa ricorrerà, alle ortiche?” Chiese ironico.
“Se è quello che cerca, questo gusterà”. Replicò salomonica la donna.

Spero vi sia piaciuto!
AK

Salve a tutti!

Cari lettori,
io sono Anna e in questo blog voglio condividere questa mia passione per lo spanking.
Ho scritto diversi racconti di mio pugno che ho piacere di condividere con voi.. Anche se sono costretta a chiedervi un contributo, mettendoli in vendita su Amazon .

Comunque cercherò su internet altri racconti, video e pagine interessanti sul tema da mostrarvi!

Voi invece che dite? Avete suggerimenti?

Inviate i vostri racconti se volete che siano pubblicati! Provate a scrivere qualcosa, date il via libera alla fantasia e al piacere!

Un bacio,
AK

martedì 14 luglio 2015

Estate dalla zia - Giorno 4

Ma la zia Carla è veramente pazza! Come si è permessa di fare una cosa simile, che vergogna! Già riscrivere queste cose mi fa salire un’umiliazione fortissima!

Stamattina siamo andati al mare per la prima volta e io, abitando in Lombardia, era da molto che non lo vedevo e mi ha fatto veramente piacere tornarci. Acqua fresca e pulita, sabbia non troppo rovente, insomma tutto desiderabile, per quanto di calca ce ne fosse parecchia. Tutto è cambiato quando sono uscita dal primo bagno! La spiaggia era appunto molto affollata e, intorno al nostro ombrellone, c’erano molte famiglie, ma soprattutto ragazzi e ragazze della mia età o poco più grandi che si rilassavano al mare prima di una nottata da passare in disco. Mia zia disse: “È tardi, cambiati il costume che dobbiamo andare!”

Io le risposi: “Ok, qual è la nostra cabina?” 

Mi rispose: “ Ma che cabina?? Ti cambierai qui in spiaggia, una bambina della tua età non dovrebbe vergognarsi! Poi in cabina c’è tuo cugino Paolo” 

Non mi è mai piaciuto cambiarmi in luoghi aperti, riparata solo da un asciugamano, ma la zia aveva tanta fretta e la cabina era occupata.. 

“Va bene, zia per favore reggimi l’asciugamano.” 

“Ma continui ancora con questa storia di giocare a fare la grande?! Non ti servirà l’asciugamano, dai spogliati in fretta che dobbiamo andare!” 

Non riuscivo a credere a quello che mi avesse detto! Voleva che mi spogliassi completamente in mezzo a una spiaggia alla mia età!!! 

Le dissi “No, per favore zia… Mi vergogno..tienimi almeno l’asciugamano.” 

“Allora Claudia, non fare tante storie che ho fretta! Datti una mossa, se no quando torniamo a casa facciamo i conti!!” disse urlando mia zia, diventando rossa per l’agitazione. 

Io mi sentivo in imbarazzo per questa sgridata, e diventai in fretta più rossi di lei ma di certo non volevo farmi vedere nuda da tutti e insistetti. 

“No! Ti prego.. Zia...” 

Si arrabbiò ancora di più a tal punto che mi diede un forte schiaffo in faccia e con imbarazzo ancor maggiore, vidi che tutte le persone sotto gli ombrelloni vicini si erano girati a guardarci! Iniziai a piagnucolare, ma quando mia zia ha alzato il braccio per colpirmi nuovamente iniziai a slacciarmi il reggiseno. Appena me lo tolsi, mi misi un braccio davanti per coprirmi, ma mia zia rimbrottò: 

“E togli quelle mani da lì! Non mi far perdere tempo con queste cavolate.” 

Misi le braccia lungo il corpo. Non volevo contrariarla ancora e, più che altro, non volevo subire un altro schiaffo. Vidi che molti dei ragazzi li intorno si avvicinavano per vedere meglio la scena. La vergogna mi assalì ancora di più e rimasi paralizzata, con il cuore a mille, incapace di muovermi.

Mia zia vedendo che mi ero bloccata, con uno sbuffo mi tolse velocemente anche lo slip e io arrossii all’inverosimile sentendomi svenire dalla vergogna che provavo. Mi trovavo completamente nuda con le tette, il culo e la figa esposti allo sguardo di mezza spiaggia! Sentivo i ragazzi dietro di me che commentavano il mio sedere. “uhm.. Non so cosa ci farei..” “Che bel culo da scopare tutto!” Mentre quelli davanti ridacchiavano facendo apprezzamenti sulla mia fighetta poco pelosa della quale si vedevano completamente le labbra.
Ancora incapace di muovermi speravo che quel momento finisse presto, ma mia zia non trovava il mio costume di ricambio nella borsa così rimasi per due minuti buoni in quella orribile situazione. Quando zia Carla mi porse il costume, lo indossai velocemente e mi sedetti nel lettino con la testa bassa, non volevo vedere la faccia dei ragazzi che mi avevano vista nuda fino a qualche istante prima. Con la coda dell’occhio notai che tutti con calma tornavano alle proprie occupazioni, anche se tenevano un occhio su di noi per vedere se succedeva qualcos’altro di interessante. Per fortuna null’altro accadde e vidi mio cugino (che era già uscito dalla cabina prima che mi spogliassi e quindi aveva visto tutto) venire fuori da quel gruppo di ragazzi ridendo. 

“Eh Eh Eh Claudia. Che bel culo! Hai già fatto colpo sui miei amici!” 

Non risposi tenendo ancora la testa china, ma se non fossi stata ancora scioccata dalla vergogna l’avrei ucciso! Quando siamo tornati a casa mi sono fatta una doccia che mi ha fatto tornare la lucidità e poi mi sono messa nel letto a singhiozzare. Infine sono venuta qui a sfogarmi... 

Oh che vergogna che ho provato oggi!! 

Mi sono sentita trattata proprio come una bambina!!! 


Spero che nei prossimi giorni non si ripeta una scena del genere!


Trova qui il racconto completo!

lunedì 13 luglio 2015

Estate dalla zia - Prologo e Primo giorno

Prologo

I fatti narrati si attengono innanzitutto alle pagine di diario di Claudia. Il diario è stato però in fretta abbandonato dopo le prime giornate, visto lo sconforto della ragazza per le umiliazioni ricevute. Pertanto da un certo punto (indicato) in poi, la narrazione prosegue ricostruita in prima persona, ispirata ai suoi ricordi personali che sono riuscita a recuperare.


1 giorno)

Caro diario mi presento! Io sono Claudia. Mi trovo un po’ a disagio a scrivere cose personali su un foglio bianco, quasi come se stessi parlando da sola. E in fondo è proprio così! Parlo da sola per non sentirmi sola, uno dei paradossi delle emozioni umane. In ogni caso tenere un diario mi farà passare un po’ il tempo, visto che qui da mia zia ne avrò parecchio. Ma della vacanza appena inziata ne parlerò poi, innanzitutto: chi sono?

Bella domanda.. partiamo dall’aspetto fisico: sono mora, occhi verdi… io mi sembro una ragazza nella media, anche se da parecchi compagni ho sentito a volte riecheggiare la parola “figa” al mio passaggio. Di certo di fisico non posso lamentarmi, visto che gli anni di artistica hanno reso il mio sedere bello sodo e un po’ sporgente, e anche di seno non sono messa male (atavica eredità). Di carattere d’altra parte non sono molto estroversa, anzi tendo ad essere timida e riservata per quanto un bel gruppo di amici non mi manca.
Detto ciò ti chiederai perché scrivo un diario: beh questa estate sono in vacanza da mia zia materna, come accennavo qualche riga più in su, una donna sui 45 anni che abita in una villa molto carina vicino a Rimini. Ho approfittato che in casa ci fosse tanto spazio, anche perché mio zio è all’estero per lavoro, per farmi qualche settimana di mare e rilassarmi un po’.

Peccato che qui c’è anche Paolo, mio cugino, un anno più grande di me che però non ho mai sopportato.. Sarà forse perchè è decisamente troppo viziato e sempre appiccicato alla madre. Ho sempre odiato quella categoria. 

Era da molto che non vedevo mia zia, sarà almeno un anno e in generale non ci vediamo mai che per più di pochi giorni, da quando loro si sono trasferiti in Rimagna. E per lei è come se fossi rimasta ancora quella di 8 anni fa. Zia Carla infatti mi tratta decisamente come una bambina.. Anche se in realtà ti confesso che essere coccolata e viziata non mi dispiace molto.

L’unica pecca è che però qua non ho molti amici e per questo mi sono comprata un bel libricino sul quale annotare tutto quello che mi colpisce in questi giorni. 

Spero che mi aiuti a passare queste giornate! 

Ciao, a presto! 

Trova qui il racconto completo!

domenica 12 luglio 2015

La prima punizione


Salve sono Anna e sono di origine polacca. Ora sto in Italia da qualche anno per gli studi universitari ma altrimenti sono sempre vissuta in Polonia. Sin da quando ero piccola, in casa siamo sempre stati io, mia madre e i miei due fratelli, Aleksander e Cezar, il primo più grande di un anno e l’altro di due anni più piccolo.

Mio padre era un ufficiale abbastanza importante per l’esercito, quello che in Italia corrisponde al grado di colonnello, ed è stato sempre occupato in viaggi all’estero senza passare a casa, se non per pochi giorni. Infatti fu proprio quando lui tornò che iniziarono tutte le mie avventure!

Tutto cominciò quando un giorno ce lo trovammo davanti alla porta, con quella sua aria dura e severa che non lo aveva mai abbandonato e ci disse che gli avevano affidato un incarico in città.

Io subito capii che le cose da allora sarebbero completamente cambiate! Lo conoscevo poco, ma non ricordavo momenti di tenerezza o affetto. La vita con mio padre infatti si rivelò durissima sin da subito: già dai primi giorni lui era sempre a controllarci e rimproverarci per ogni cosa, mai un sorriso o una frase affettuosa. 
Ma era tutto ampiamente sopportabile fino a che non accadde quello che sto per raccontarvi.

Io avevo 18 anni appena compiuti quando mio padre tornò a casa e frequentavo la 2 superiore con scarsi risultati. Non passò molto tempo, infatti una settimana dopo del “ritorno” tornai a casa con un brutto voto.
Mia madre non mi disse niente, ormai ci era abituata ma mio padre mi guardo severo e disse con freddezza:

 “ Allora signorina dovrò punirti personalmente!” 

Io tentai di difendermi ma mi arrivò rapido un forte schiaffone in viso che mi fece scendere le prime lacrime. Lui disse a mia madre di andare a chiamare i miei fratelli che avrebbero dovuto assistere alla mia punizione.
Io non ci riuscivo a credere! Non ero mai stata punita corporalmente, e poi alla mia età, davanti ai miei fratelli, mi sembrava una situazione assurda e surreale.

Da oggi le cose cambieranno: non esiterò a punirti quando te lo sarai meritata. Ringrazia solo che i tuoi fratelli non sono qua, o l’avrei fatto davanti a loro, per dargli una bella dimostrazione di cosa succede a chi si comporta male in casa mia!”. 

Egli non era uomo di molte parole, quindi aggiunse soltanto di calarmi i pantaloni.

“No ti prego, mi vergogno. Ho 18 anni.” 

Egli alzò repentino la mano, come per colpire ancora il mio volto, così io in fretta, pur morendo dalla vergogna, calai i pantaloni alle caviglie. Portavo delle piccole mutandine rosa e sentivo lo sguardo dei miei genitori su di me. Mio padre mi fece posare sulle sue ginocchia e in breve arrivò la prima sculacciata.
SPAFF un pungente dolore sulla natica destra seguito da altri su tutto il sedere. SPAFF SPAFF SPAFF la forza e la velocità non facevano che aumentare, di pari passo con il dolore che provavo. Dopo qualche minuto mi fece alzare e io credevo fosse finita ma mi sbagliavo: infatti mi disse :

 “ora abbassati le mutandine, per continuare la punizione!” 

Io non credevo alle mie orecchie: erano anni che non mi facevo vedere nuda in famiglia e ora lui voleva che mi spogliassi  davanti a lui, che era praticamente un estraneo per me! Io gli chiesi pietà piagnucolando e non ottenni altro che ulteriori minaccie.

“Allora togliti le mutandine!!” 

SPAFF un nuovo schiaffo nel culo. Persuasa e terrorizzata mi calai le mutandine piangendo sempre di più e mi riparai per quello che potevo il pube.
Mio padre mi ordinò di togliere le mani e io obbedii abbassando gli occhi mostrandomi nuda sotto la maglietta allo sguardo dei miei genitori!  Vedevo mia madre preoccupata, ma immobile in un angolo per paura di disturbare mio padre.

Egli mi fece stendere di nuovo sulle sue ginocchia con il sedere in altro, proteso a ricevere i colpi seguenti. Io cercavo di serrare le gambe il più possibile per non peggiorare lo spettacolo, mentre mio padre ricominciò con le sculacciate. SPAFF SPAFF dopo poco il dolore divenne insopportabile e iniziai ad aprire le gambe senza più alcune ritegno urlando per la vergogna e il dolore spalancando totalmente il mio buchetto e la mia figa! Poco dopo mio padre si fermò: 

“Ora alzati e mettiti nell’angolo della cucina”. 

Mi alzai in fretta e mentre mi dirigevo all’angolo, feci per rivestirmi. SPAFF SPAFF ecco che arrivarono due sculacciate rapide e fortissime, assieme all’intimazione 
“Qualcuno di ha chiesto di rivestirti?”

Così mi chinai in ginocchio all’angolo, con le mutandine calate alle caviglie. Poco dopo mi fu ordinato di uscire in giardino a dare da mangiare al cane così com’ero, per aumentare la mia umiliazione e senso di colpa. Io desiderai vivamente di morire, però uscii per paura di ulteriori percosse e non cercai di ripararmi assolutamente sapendo che sarebbe significato solo altre sculacciate. Il giardiniere (si, lo stipendio di mio padre era molto buono) mi si avvicinò e mi squadrò a lungo. Ero mortificata, ma feci finta di niente e proseguii il mio compito cercando di non curarmi del suo sguardo indagatore.

Il peggio però fu quando senti una voce che non mi aspettavo di sentire: 

“Anna?? Ma che fai nuda in giardino?”

 Era Cecylia, una mia compagna di classe, che abitava là vicino. Avvampando di umiliazione corsi verso casa, ribaltando la ciotola del cane. Mio padre, sull’uscio se ne accorse e sbraitò: 

“Raccogli subito quello che hai fatto cadere! Fai bene a vergognarti della tua amica, la prossima volta starai più attenta a scuola!”

 E avvicinandosi mi fece piegare rapidamente per affibbiarmi un’altra decina di sculaccioni. Io tornai a singhiozzare con forza, sotto lo sguardo sbalordito ma divertito di Cecy e di Vlad, il giardiniere. Rimisi tutto a posto in giardino, per poter finalmente rientrare in casa.

Risalita in camera, osservai il mio sedere: vidi che era violaceo e bollente, mentre lo accarezzavo con le mie mani gelide. Un brivido mi percorse la schiena. Mi spogliai del tutto davanti allo specchio del bagno, accentuando ancora di più il contrasto fra la pelle arrossata del deretano e il resto del corpo pallido come al solito. Ero distrutta, il pianto aveva stravolto tutto il viso, che di solito tutti trovavano carino, anche per merito degli occhi chiari. I capelli biondissimi erano tutti scombussolati e impiastricciati di lacrime. Per riprendermi mi feci una lunga doccia calda, prima di gettarmi a letto, esausta.

Trova qui il resto della storia!