domenica 12 luglio 2015

La prima punizione


Salve sono Anna e sono di origine polacca. Ora sto in Italia da qualche anno per gli studi universitari ma altrimenti sono sempre vissuta in Polonia. Sin da quando ero piccola, in casa siamo sempre stati io, mia madre e i miei due fratelli, Aleksander e Cezar, il primo più grande di un anno e l’altro di due anni più piccolo.

Mio padre era un ufficiale abbastanza importante per l’esercito, quello che in Italia corrisponde al grado di colonnello, ed è stato sempre occupato in viaggi all’estero senza passare a casa, se non per pochi giorni. Infatti fu proprio quando lui tornò che iniziarono tutte le mie avventure!

Tutto cominciò quando un giorno ce lo trovammo davanti alla porta, con quella sua aria dura e severa che non lo aveva mai abbandonato e ci disse che gli avevano affidato un incarico in città.

Io subito capii che le cose da allora sarebbero completamente cambiate! Lo conoscevo poco, ma non ricordavo momenti di tenerezza o affetto. La vita con mio padre infatti si rivelò durissima sin da subito: già dai primi giorni lui era sempre a controllarci e rimproverarci per ogni cosa, mai un sorriso o una frase affettuosa. 
Ma era tutto ampiamente sopportabile fino a che non accadde quello che sto per raccontarvi.

Io avevo 18 anni appena compiuti quando mio padre tornò a casa e frequentavo la 2 superiore con scarsi risultati. Non passò molto tempo, infatti una settimana dopo del “ritorno” tornai a casa con un brutto voto.
Mia madre non mi disse niente, ormai ci era abituata ma mio padre mi guardo severo e disse con freddezza:

 “ Allora signorina dovrò punirti personalmente!” 

Io tentai di difendermi ma mi arrivò rapido un forte schiaffone in viso che mi fece scendere le prime lacrime. Lui disse a mia madre di andare a chiamare i miei fratelli che avrebbero dovuto assistere alla mia punizione.
Io non ci riuscivo a credere! Non ero mai stata punita corporalmente, e poi alla mia età, davanti ai miei fratelli, mi sembrava una situazione assurda e surreale.

Da oggi le cose cambieranno: non esiterò a punirti quando te lo sarai meritata. Ringrazia solo che i tuoi fratelli non sono qua, o l’avrei fatto davanti a loro, per dargli una bella dimostrazione di cosa succede a chi si comporta male in casa mia!”. 

Egli non era uomo di molte parole, quindi aggiunse soltanto di calarmi i pantaloni.

“No ti prego, mi vergogno. Ho 18 anni.” 

Egli alzò repentino la mano, come per colpire ancora il mio volto, così io in fretta, pur morendo dalla vergogna, calai i pantaloni alle caviglie. Portavo delle piccole mutandine rosa e sentivo lo sguardo dei miei genitori su di me. Mio padre mi fece posare sulle sue ginocchia e in breve arrivò la prima sculacciata.
SPAFF un pungente dolore sulla natica destra seguito da altri su tutto il sedere. SPAFF SPAFF SPAFF la forza e la velocità non facevano che aumentare, di pari passo con il dolore che provavo. Dopo qualche minuto mi fece alzare e io credevo fosse finita ma mi sbagliavo: infatti mi disse :

 “ora abbassati le mutandine, per continuare la punizione!” 

Io non credevo alle mie orecchie: erano anni che non mi facevo vedere nuda in famiglia e ora lui voleva che mi spogliassi  davanti a lui, che era praticamente un estraneo per me! Io gli chiesi pietà piagnucolando e non ottenni altro che ulteriori minaccie.

“Allora togliti le mutandine!!” 

SPAFF un nuovo schiaffo nel culo. Persuasa e terrorizzata mi calai le mutandine piangendo sempre di più e mi riparai per quello che potevo il pube.
Mio padre mi ordinò di togliere le mani e io obbedii abbassando gli occhi mostrandomi nuda sotto la maglietta allo sguardo dei miei genitori!  Vedevo mia madre preoccupata, ma immobile in un angolo per paura di disturbare mio padre.

Egli mi fece stendere di nuovo sulle sue ginocchia con il sedere in altro, proteso a ricevere i colpi seguenti. Io cercavo di serrare le gambe il più possibile per non peggiorare lo spettacolo, mentre mio padre ricominciò con le sculacciate. SPAFF SPAFF dopo poco il dolore divenne insopportabile e iniziai ad aprire le gambe senza più alcune ritegno urlando per la vergogna e il dolore spalancando totalmente il mio buchetto e la mia figa! Poco dopo mio padre si fermò: 

“Ora alzati e mettiti nell’angolo della cucina”. 

Mi alzai in fretta e mentre mi dirigevo all’angolo, feci per rivestirmi. SPAFF SPAFF ecco che arrivarono due sculacciate rapide e fortissime, assieme all’intimazione 
“Qualcuno di ha chiesto di rivestirti?”

Così mi chinai in ginocchio all’angolo, con le mutandine calate alle caviglie. Poco dopo mi fu ordinato di uscire in giardino a dare da mangiare al cane così com’ero, per aumentare la mia umiliazione e senso di colpa. Io desiderai vivamente di morire, però uscii per paura di ulteriori percosse e non cercai di ripararmi assolutamente sapendo che sarebbe significato solo altre sculacciate. Il giardiniere (si, lo stipendio di mio padre era molto buono) mi si avvicinò e mi squadrò a lungo. Ero mortificata, ma feci finta di niente e proseguii il mio compito cercando di non curarmi del suo sguardo indagatore.

Il peggio però fu quando senti una voce che non mi aspettavo di sentire: 

“Anna?? Ma che fai nuda in giardino?”

 Era Cecylia, una mia compagna di classe, che abitava là vicino. Avvampando di umiliazione corsi verso casa, ribaltando la ciotola del cane. Mio padre, sull’uscio se ne accorse e sbraitò: 

“Raccogli subito quello che hai fatto cadere! Fai bene a vergognarti della tua amica, la prossima volta starai più attenta a scuola!”

 E avvicinandosi mi fece piegare rapidamente per affibbiarmi un’altra decina di sculaccioni. Io tornai a singhiozzare con forza, sotto lo sguardo sbalordito ma divertito di Cecy e di Vlad, il giardiniere. Rimisi tutto a posto in giardino, per poter finalmente rientrare in casa.

Risalita in camera, osservai il mio sedere: vidi che era violaceo e bollente, mentre lo accarezzavo con le mie mani gelide. Un brivido mi percorse la schiena. Mi spogliai del tutto davanti allo specchio del bagno, accentuando ancora di più il contrasto fra la pelle arrossata del deretano e il resto del corpo pallido come al solito. Ero distrutta, il pianto aveva stravolto tutto il viso, che di solito tutti trovavano carino, anche per merito degli occhi chiari. I capelli biondissimi erano tutti scombussolati e impiastricciati di lacrime. Per riprendermi mi feci una lunga doccia calda, prima di gettarmi a letto, esausta.

Trova qui il resto della storia!

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